“A CUORE APERTO…” MEDITANDO LA PAROLA – mercoledì 31 marzo

Dal libro del profeta Isaìa                       50,4-9a

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

Dal salmo 69

R. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi. 

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.

Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto. R.

Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri. R.

Dal Vangelo secondo Matteo          26,14-25

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».


“Quanto volete darmi?”

Quanto! Come siamo molto spesso abituati a valutare le cose sulla quantità! Facciamo un incontro: quanti eravamo? Lanciamo un’iniziativa: quanti like? Ci fanno una proposta di lavoro? Quanto guadagno?…quanto …quanto! Giuda, preso da una delusione grande, si lascia travolgere anche lui dalla “logica della quantità”. Svanita ogni illusione che quel Gesù potesse realmente corrispondere alle sue aspettative di messia non gli resta che guadagnarci qualcosa. Gesù non corrisponde più a quella idea che si era fatta di lui, quindi ora lo si può trattare come una merce. E su quella merce ne deve trarre profitto. Quei 30 denari gli vanno bene. Valgono ad appagare la delusione che lo travolge. Anche lui, giuda,  sicuramente pensa dentro di sé: “speravo fosse lui a…invece!”. La delusione gli fa perdere ogni orientamento, perché la delusione si consuma nel suo cuore e nella solitudine. Il grande peccato di Giuda rimane quello di aver fatto i conti solo con se stesso; non è stato in grado di aprirsi, nonostante le ferite. Anche Pietro durante il processo è stato travolto dalla delusione e dal fallimento per aver tradito il suo Maestro e Signore, ma si è lasciato avvolgere dallo sguardo misericordioso di Gesù. Le lacrime versate sono state purificatrici. Nonostante ferito, il cuore di Pietro si è aperto per accogliere la linfa vitale di Cristo. Il cuore di Giuda è rimasto chiuso, ripiegato su se stesso, avvolto dal buio e dalla morte. 

“Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui”: così si esprimeva don Primo Mazzolari nel 1958 in una sua omelia. Stiamo per entrare nel cuore di questa Santa settimana. Avere davanti a noi al figura di Giuda, come nostro fratello, ci aiuti a scegliere giorno per giorno, attimo dopo attimo, la logica dell’abbandono nelle mani di chi può fare grandi cose, anche l’impossibile. E’ l’impossibile che nasce dal cuore aperto e dirompente di amore di Dio; un amore che vuole raggiungere e toccare anche le nostre fragilità e ferite. Ma è un amore che rigenera e dona nuova vita. E’ un amore che va al di là di ogni “logica della quantità”…perché si tratta di una misura senza misura.

a cura di don Maurizio Lieggi