Vangelo e Bellezza

Tempo PasqualeEvangelizzare attraverso l’arte e la musica

 

“Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve infatti rendere percettibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”.

Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 12

Premessa

Nella comunità ecclesiale l’impegno per una nuova evangelizzazione è una costante che anima la riflessione e la ricerca di nuove vie per continuare a raccontare il Vangelo. 
Come non ricordare i continui appelli di Giovanni Paolo II alle soglie del terzo millennio?
I continui cambiamenti storici, culturali e sociali richiedono un cambiamento altrettanto forte ed efficace nella maniera di annunciare il Vangelo-Gesù, in un continuo e rinnovato slancio. Assistiamo ad una crescente difficoltà nella comunicazione della fede. Il messaggio evangelico è difficile farlo dialogare con l’esperienza quotidiana. Il nostro tessuto culturale sfida e minaccia continuamente il progetto di vita cristiana.
Spesso si afferma che esso è lontano, staccato dalla nostra vita, dal nostro sentire. Spesso si chiede alla
Chiesa di essere al passo con i tempi. E’ più facile attaccare piuttosto che professare la fede. In tanti ambienti è più facile dirsi agnostici piuttosto che credenti. Il Vangelo rischia di perdere spessore nel tessuto sociale e nelle scelte concrete della vita. Non diventa più il parametro di paragone con il quale confrontarsi per decidere della propria vita.

Il soggettivismo e il relativismo prevalgono spesso come misura e criterio di verità. Una indifferenza religiosa ostentata emargina la fede in quanto evanescente, senza consistenza né pertinenza culturale, nell’ambito di una cultura prevalentemente scientifica e tecnica. “I criteri di giudizio e di scelta assunti dagli stessi credenti si presentano spesso, nel contesto di una cultura ampliamente scristianizzata, estranei o persino contrapposti a quelli del vangelo” (Veritatis splendor, n.88).
Paolo VI nella Evangelii nuntiandi aveva riassunto la situazione dell’epoca contemporanea nella frattura tra fede e cultura: “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre dunque fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la buona novella” (n. 20).

E’ indubbia la complessità oggi dell’evangelizzazione, a meno che non ci si accontenti di percorrere i consueti sentieri tracciati fino ad oggi, non curanti delle continue trasformazioni a cui è sottoposta ogni persona, anche al di là della propria volontà e delle proprie scelte. Occorre salvaguardare una duplice fedeltà: quella al Vangelo e quella all’uomo. Il mondo cambia, il Vangelo non cambia! Come, allora, rendere ancora Bello, oggi, la Parola di Gesù?
L’evento cristiano ha qualcosa di significativo da proporre:
1 Cfr. Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa.

Esortazione apostolica post sinodale, n.7

La fede cristiana non è il prodotto delle nostre esperienze interiori, ma un evento che ci viene incontro dal di fuori. La fede poggia sul fatto che ci viene incontro qualcosa (qualcuno) a cui la nostra esperienza di per sé non riesce a giungere. Non è l’esperienza che si amplia o si approfondisce ma è qualcosa che accade. Le categorie di «incontro», «alterità», «evento» descrivono l’intima origine della fede cristiana e indicano i limiti del concetto di esperienza. Indubbiamente ciò che ci tocca ci procura esperienza, ma esperienza come frutto di un evento[…]

Questo è ciò che determina anche la storicità della realtà cristiana, che poggia su eventi e non sulla percezione delle profondità del proprio intimo, che poi è quel che si chiama «illuminazione». La Trinità non è oggetto della nostra esperienza, ma qualcosa che mi deve essere detto dall’esterno, mi si avvicina dal di fuori come «Rivelazione»2.
Come evangelizzare, oggi? Come “dire” la Verità che da questo evento scaturisce? Quale percorso può coniugare l’esigenza di comunicare dei contenuti della fede e che permetta, allo stesso tempo, una adesione libera, consapevole e coinvolgente?
Una proposta di annuncio in cui appare necessario il superamento del “sentire senza contenuto”, e del “contenuto senza sentimento”.

La Via della Bellezza

La Via della Bellezza è una risposta efficace a questi interrogativi. Si presenta come un itinerario privilegiato per raggiungere ogni persona. 
Può aprire la strada della ricerca di Dio, disporre il cuore e la mente all’incontro col Cristo, lasciarsi interpellare e interrogare dalle proposte del Vangelo.

La Via della Bellezza può saziare la fame e sete di verità, di bello e di buono che ogni uomo porta in sé, una via che apre allo stupore. 
Ma di quale bellezza parliamo?

«Una bellezza che permetta di trasmettere la fede mediante la sua capacità di raggiungere il cuore delle persone, di esprimere il mistero di Dio e dell’uomo, di presentarsi come un autentico ponte, spazio libero per camminare con gli uomini e le donne del nostro tempo che sanno o imparano ad apprezzare il bello, e aiutarli a incontrare la bellezza del Vangelo di Cristo che la Chiesa deve, per sua missione, annunciare a tutti gli uomini di buona volontà»3.

Nella sua lettera pastorale del 1999, anche il card. Martini, nello sforzo di aiutare la sua diocesi a vivere bene il assaggio di millennio, affrontava il tema della Bellezza come esperienza salvifica.

La bellezza di cui parlo non è dunque la bellezza seducente, che allontana dalla vera meta cui tende il nostro cuore inquieto: è invece la “bellezza tanto antica e tanto nuova”, che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellezza di Dio; è la bellezza che caratterizza il Pastore che ci guida con fermezza e tenerezza sulle vie di Dio, che è detto dal vangelo di Giovanni “il Pastore bello, che dà la vita per le sue pecore” (Gv 10,11). E’ la bellezza cui fa riferimento san Francesco nelle Lodi del Dio altissimo quando invoca l’Eterno dicendo: “Tu sei bellezza!”. E’ la bellezza di cui recentemente ha scritto il Papa nella Lettera agli artisti affermando: “Nel rilevare che quanto aveva creato era cosa buona, Dio vide anche che era cosa bella…La bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica.

2 J. Ratzinger, Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, pp.91-93.

3 Pontificio Consiglio della Cultura, La Via Pulchritudinis, cammino privilegiato di evangelizzazione e di
dialogo. Documento finale dell’assemblea plenaria, 2006, II.1

della bellezza” (n. 3). E’ la bellezza di fronte alla quale “l’animo avverte una certa nobile elevazione al di sopra della semplice predisposizione al piacere sensibile” (Immanuel Kant, Critica del giudizio, § 59). Non si tratta quindi di una proprietà soltanto formale ed esteriore, ma di quel momento dell’essere a cui alludono termini come gloria (la parola biblica che meglio dice la “bellezza” di Dio in quanto manifestata a noi), splendore, fascino: è ciò che suscita attrazione gioiosa , sorpresa gradita, dedizione fervida, innamoramento, entusiasmo; è ciò che l’amore scopre nella persona amata, quella persona che si intuisce come degna del dono di sé, per la quale si è pronti a uscire da noi stessi e giocarsi con scioltezza.

Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo: bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio4.

L’arte

L’arte in tutte le sue forme aiuta l’uomo a cercare e ad andare verso un «oltre» perché l’arte non è mai fine a se stessa.
Se la Chiesa ha sottolineato la funzione dell’arte nella sua preghiera pubblica, lo ha fatto perché ben sapeva che una formazione estetica vera e solida era necessaria per la completezza della vita e del culto cristiano. Liturgia, canto e arte sacra tendono a formare e a spiritualizzare la coscienza umana […]. Esiste una sola ragione per cui questo è assolutamente vero: l’arte non è fine a se stessa. Introduce l’anima in un ordine spirituale più elevato, che esprime e in un certo modo spiega. Musica, arte e poesia sintonizzano le anime con Dio, perché stabiliscono una specie di contatto con il creatore e il Signore dell’universo5.

Quello dell’arte è un linguaggio efficace perché non intende dimostrare qualcosa, ma mostrare in modo avvincente e coinvolgente la verità in essi contenuta. E’ la stessa dinamica della Rivelazione.

«Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé…con eventi e parole intimamente connessi » (Dei Verbum, 2).
Il linguaggio dell’arte diventa una proposta di evangelizzazione rivolta all’uomo; una proposta capace di provocare in lui una adesione libera e liberante. «L’arte riesce a trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile» (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 12).
«E’ proprio la via della Bellezza quella che sembra capace di mostrare come il Cristo non sia solo vero e giusto, ma anche bello (il bel pastore di Gv 10,11.14) e come sia proprio la bellezza a renderlo attraente e significativo per chi cerca ragioni per vivere e vivere insieme con gli altri. E’importante che la ricerca teologica si apra all’amore del bello, nella capacità di riconoscere il volto del Signore crocifisso, vera porta della Bellezza, che libera il frammento del tempo e lo redime per l’eternità» (cfr. B. Forte, Dove va il cristianesimo?, p.83).

«La Chiesa ha bisogno dell’arte perché essa è chiamata a predicare Cristo, Vita eterna che si è resa visibile, uomo-immagine che in ogni parola e azione ha rivelato l’invisibile Dio. Come la vita sacramentale e liturgica estende nel tempo gli effetti salvifici dell’operato di Cristo, così l’arte4 C. M. Martini, Quale bellezza salverà il mondo. Lettera pastorale 1999-2000 5 T. Merton, Nessun uomo è un’isola, Garzanti, p. 53

sacra, intimamente legata alla liturgia e considerata essa stessa un “sacramentale”, estende la visibilitàdel Figlio di Dio» (T. Verdon).
Ecco, allora, l’arte visiva: strumento antico di catechesi dopo le Scritture. Pittura, scultura, architettura fanno vedere, fanno toccare, fanno entrare fisicamente nel sacro. L’arte della Chiesa invita a conoscere in maniera sperimentale il Dio che in Gesù Cristo ha voluto essere visto, toccato, “inabitato”. 
L’arte sonora: alla musica già i filosofi dell’antichità attribuivano una grande importanza a causa della sua influenza sulle passioni umane. Essi vietavano certe melodie e certi strumenti musicali, ma ne consigliavano altri proprio perché la musica era considerato un mezzo potente per purificare l’anima.
 L’arte corporea: come non ricordare Davide che danza davanti all’arca (2 Sam 6, 5.14)? La danza quasi come anticipazione della futura danza dei risorti; danzare perché la Liturgia della Chiesa ci invita a camminare verso Dio, ad alzare le braccia per benedirlo e invocarlo, a stringere le mani dei fratelli in Cristo. Danzare perché la gioia di Dio entri in tutto il nostro essere e che nulla resti fuori dalla potenza trasfigurante dello Spirito di Cristo.

Un’esperienza ecclesiale: Frammenti di Luce

In questo impegno di evangelizzazione si colloca il progetto “Frammenti di Luce”.
Esso ha lo scopo di portare la Parola del Vangelo attraverso i mezzi artistici, facendo dialogare tra loro le diverse forme dell’arte (la musica, la pittura, la poesia, la danza…).
Impegnati in prima persona, come ideatori, in questo progetto sono un gruppo di consacrati, che mettendo a disposizione il loro carisma, il loro cammino di fede e le proprie competenze professionali, hanno risposto alle sfide che il nostro tempo lancia continuamente al mondo e alla Chiesa.

Giovanni Paolo II, scrivendo ai consacrati così diceva: «E’ soprattutto a voi, donne e uomini consacrati, che rivolgo il mio appello fiducioso: vivete pienamente la vostra dedizione a Dio, per non lasciare mancare a questo mondo un raggio della divina bellezza che illumini il cammino dell’esistenza umana».

Il progetto è una risposta a questo appello del papa; vuol essere un impegno di duplice fedeltà: alVangelo e all’uomo.

Il “Concerto Meditazione” è la forma privilegiata attraverso cui fare esperienza del Bello. Seguendo un tema guida, ogni concerto si articola in un dialogo tra testi (poetici, in prosa, della Sacra Scrittura come anche della Letteratura cristiana), musiche (recuperando il grande patrimonio che la Chiesa e la storia ci ha consegnato, dallo stile gregoriano fino ai giorni nostri, utilizzando tutte le forme musicali), immagini (opere d’arte pittoriche come anche fotografie d’autore), danza. Un’esperienza di immersione nella grande Luce dell’amore di Dio, come frammenti della sua Luce.

L’impegno di evangelizzazione non può limitarsi a creare degli eventi, delle esperienze per quanto belle e significative possano essere. Occorre una formazione permanente. Quella formazione che viene chiesta a tutti coloro che in prima persona si impegnano nella comunità ecclesiale ad essere discepoli e servitori del Vangelo. Per esserne sempre all’altezza!

Ecco perché Frammenti di Luce si sta impegnando anche nel campo della formazione attraverso l’itinerario de La Via della Bellezza, con conferenze-seminari, concerti-lezione, laboratori, avendo come destinatari non solo il mondo ecclesiale ma anche quello laico, fino a raggiungere i cosiddetti lontani, tutti i cercatori di Dio.

Un particolare sguardo è rivolto al mondo giovanile con appositi concerti meditazione e speciali esperienze legate all’arte, pensate appositamente per loro. Il Pontificio Consiglio della Cultura invita ad impegnarsi a educare i giovani alla bellezza aiutandoli a plasmare la loro sensibilità e il loro carattere per elevarli e condurli ad una reale maturità.

Tante sono state e continuano ad essere le occasioni per vivere questa esperienza di evangelizzazione: incontri giovanili, rassegne artistico-musicali, pastorale carceraria, catechesi liturgiche, incontri diocesani del clero, eventi ecclesiali nazionali. Un’esperienza che vede coinvolti in maniera crescente giovani e meno giovani che desiderano collaborare al progetto. La costituzione di un coro composto da
circa 40 giovani è uno dei segnali della positività della strada percorsa.

Arte e catechesi

Cosa ci impedisce, allora, di utilizzare l’arte nelle nostre catechesi?
L’esperienza vissuta con Frammenti di Luce insieme a tante altre esperienze ecclesiali e artistiche è il segnale che anche nelle comunità parrocchiali più piccole è possibile mettere in atto un percorso e un progetto di formazione e di catechesi basato sull’arte.
Nonostante viviamo nell’epoca delle immagini che da ogni parte bombardano i nostri sensi, non sempre sappiamo leggere il loro significato. Nelle scuole, se già esiste qualche lezione di arte o di musica, spesso è ridotta ad una semplice enumerazione di nomi, di luoghi, di date.
 Quanto patrimonio artistico e musicale ci ha consegnato la Chiesa! Cosa sarebbe l’arte senza Cristo? 
Necessaria è la riscoperta dello stupore e del fascino. Il rischio di considerare tutto scontato è molto forte; anche il Vangelo corre questo rischio! Ecco allora la sfida: l’arte di fare catechesi con l’Arte!

Alcune proposte molto concrete da poter mettere in campo:
- utilizzazione di canti di evangelizzazione soprattutto per i bambini e i ragazzi dell’Iniziazione Cristiana;
- riscoperta e valorizzare di affreschi, pitture e sculture nell’ambito del territorio della propria parrocchia o diocesi, attraverso l’allestimento anche di qualche mostra;
- ciclo di catechesi, specie nei tempi forti, in cui utilizzare pagine di grandi musicisti (un esempio: la Matthaus-passion di J.S. Bach nel tempo quaresimale);
- parlare della creazione utilizzando il ciclo di mosaici di Monreale insieme all’ascolto guidato dell’oratorio La Creazione (Die Schöpfung), di F.J. Haydn;
- realizzazione di Concerti Meditazione o Concerti Spirituali in cui impegnare le competenze della propria comunità.

Sono solo alcune proposte; ma esprimono il desiderio e l’impegno nel trovare nuove strategie e nuovo slancio per narrare l’euanghelion, la Bella Notizia, Gesù.

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
 Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio (Is 52,7-10).
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1 Gv 1,1-4).

Don Maurizio Lieggi – Sr Cristina Alfano